La nostra storia

Nel Novembre del 1913, il Professor Augusto Pellegrini vinceva il concorso per Direttore dell’Ospedale Mellino Mellini di Chiari. A Chiari si sposò, e si stabilì. Rimase Direttore dell’Ospedale fino al 1950, dopo averlo portato all’attenzione internazionale, in particolar modo per le sue pionieristiche tecniche chirurgiche grazie alle quali, seguendo il metodo del suo collega Prof. Vanghetti, primi al mondo impiantavano protesi cinematiche agli amputati di Guerra. Delegazioni Inglesi, Francesi ed Americane vennero a Chiari a studiare questa tecnica che allora sembrava quasi miracolosa. Nel 1917, il Maggiore Medico Augusto Pellegrini, comandante dell’Ospedale della Croce Rossa Italiana di Chiari, venne incaricato di organizzare e dirigere l’Ospedale da campo in caverna n.1 a Plava, vicino all’altipiano della Bainsizza. Negli stessi giorni, il Tenente di Fanteria Luigi Forlivesi, avvocato, giornalista e scrittore, guidava una compagnia che avanzava verso Chiapovano, il vallone che divide lo stesso altipiano e che era un punto nevralgico per i rifornimenti, già esigui, delle truppe Austro-Ungariche. Nei pressi di Bate, fu colpito alle gambe da quattro proiettili di mitragliatrice sparate dalle creste del Volnik, la cima che naturalmente protegge Chiapovano. Immobilizzato dalle ferite, dopo una lunga marcia notturna a dorso di mulo, fu portato all’Ospedale da campo in caverna n.1 a Plava, dove fu operato e salvato. Questa fu la prima volta che i destini delle famiglie Pellegrini e Forlivesi si incrociarono. Nel mezzo dell’epilogo di una delle più grandi tragedie della Storia, in un momento nel quale i soldati stremati da anni di trincea morivano sia per i proiettili che per la sete e la fame, un Forlivesi che si riconosceva in quei valori di impegno e dovere civico scaturiti direttamente e con estrema fatica dalla cultura ellenistica che nei millenni aveva forgiato l’Italia, fu salvato da un Pellegrini che fin dalla Laurea in Medicina a Firenze nel 1903 praticava il Giuramento di Ippocrate come Dovere personale ancor prima che professionale. Da quel momento, senza che potesse ancora essere percepito da entrambi, e certamente da chi non esisteva ancora, nasce il nostro impegno. Quarant’anni più tardi, anche grazie a quell’incontro inconsapevole, Gianfranco Pellegrini e Laura Forlivesi si poterono conoscere in una bella giornata di sole Pisana. Lui, giovane professore di Medicina, lei studentessa che aveva appena conseguito la Laurea in Lettere, come suo padre le aveva chiesto, per poi iscriversi immediatamente a Medicina, come lei desiderava, e con la profonda ammirazione paterna. Il 27 Febbraio del 1961 si sposarono appena dopo pranzo al Santuario della Verna, avendolo annunciato per telefono ai famigliari solo quella stessa mattina all’alba, e chiedendo ad uno dei Fratelli Francescani di celebrare il matrimonio. Insieme, iniziarono un viaggio attraverso gli anni della Ricostruzione e del miracolo economico, tra tante gioie e qualche dolore, innamorati dei loro figli come dei loro anziani. La loro vita era divisa tra famiglia e lavoro, ma sempre all’insegna del Servizio. Sempre profondamente convinti dell’uguaglianza tra tutti gli esseri umani, come i loro genitori, erano attenti alla Cultura, alla Conoscenza, al Rispetto, alla Tolleranza ed al Ricordo, ma, sicuramente, la loro vita era scandita dal Servizio in maniera assolutamente naturale. Loro erano convinti che fosse “solo” il loro lavoro. Non vi fu giovane studente o medico Clarense che non trovò porto sicuro nel suo Istituto, o a casa sua. Durante la settimana, a Milano, Gianfranco Pellegrini dirigeva la Clinica Chirurgica dell’Università Statale, costruendo una vera e propria Scuola che ancora oggi è attiva ai massimi livelli nazionali, e Laura Forlivesi dirigeva il reparto di Anestesia all’Istituto Oftalmico, portando a termine fino a dieci operazioni e dieci visite pre-operatorie al giorno, impegno professionale così oberante che le causerà una patologia che la porterà fino alla morte. Ogni Domenica mattina a Chiari, poi, arrivavano a casa ammalati che venivano visitati gratis. Il loro impegno civico e professionale, che confermava straordinariamente e naturalmente quello paterno, è la fonte che ispira la nostra azione.



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